Eutanasia: la cultura dello scarto
Occorre guardare con attenzione al problema dei “più fragili”. Molte proposte a favore del c.d. “suicidio assistito” ritengono che vi siano circostanze dell’esistenza non degne di essere vissute: tali circostanze, prive di valore, sarebbero quelle in cui la capacità di autonomia, di autodeterminazione e di prestazione viene meno. Questo equivale ad asserire una stretta correlazione fra la dignità della vita e il mito di una assoluta “autodeterminazione”.
Se il valore della vita risiede nella capacità del singolo di essere totalmente autodeterminato, autonomo, allora quando la persona non è in queste condizioni, bensì nella fragilità, nella debolezza, nella malattia irreversibile, il suo valore e il suo significato diminuiscono e la sua vita può essere abbandonata. È questa la “cultura dello scarto” dei più deboli, secondo l’efficace espressione di Papa Francesco. La famiglia si concepisce in modo opposto, come un soggetto sociale in cui tutti concorrono al bene comune in modo che nessuno venga messo da parte.
Dall’audizione del Forum presso la Commissione affari sociali, Sanità, Lavoro pubblico e privato, Previdenza Sociale del Senato nell’ambito dell’esame dei disegni di legge nn. 65, 104, 124, 570 e 1083 (disposizioni in materia di morte volontaria medicalmente assistita).
Per la lettura dell’intero intervento AudizioneSenato_Forum_20241126