Il Patto serve a prevenire che la mole di proposte sulla famiglia finisca nel nulla.
Gigi De Palo, presidente del Forum Nazionale, lancia una proposta forte che deve premiare chi fa figli, facendo pagare meno tasse. Occorre lavorare ora che il clima ancora non è rovente. Facciamo in modo che i leader, solitamente litigiosi su tutto, sulla famiglia trovino un punto di caduta comune. Nessuno deve più strattonare la famiglia in modo ideologico e strumentale. Tutti, invece, se le vogliono bene devono mostrarlo sostenendola concretamente con una riforma strutturale del fisco, dei servizi, delle condizioni bancarie, dei contratti di lavoro…
Per anni la natalità è stata un tabù perché intersecava questioni incomprensibilmente divisive: il ruolo della donna, la maternità, il matrimonio, l’immigrazione. Ora però che siamo sull’orlo del precipizio ci vuole uno scatto di concretezza e realismo. Leggiamo con interesse tutti i programmi. Una cosa è chiara: basta bonus. Ci vuole una misura unica, chiara, forte, che contenga un messaggio: questo Paese premia chi fa figli facendogli pagare meno tasse. O si agisce sull’Irpef e sulla no-tax area, come propone il “fattore famiglia” che da tempo il Forum cerca di far conoscere. O si ragiona su una misura di assegno universale sostanziosa e collegata al numero di figli. Io penso che su uno di questi provvedimenti possa raccogliersi il 99,9% del Parlamento italiano: questo è il senso del Patto per la natalità. Poi intorno ci possono essere interventi specifici su nidi o altri aspetti della vita familiare. La metafora potrebbe essere questa: sino ad ora si è scelto l’arredo senza avere la casa, ora ripartiamo dai pilastri.
La famiglia produce benessere e ricchezza per tutti; partiamo da questa evidenza, riconosciamo alla famiglia, ma dobbiamo riconoscerlo tutti, non solo Forum e politica, ma anche imprese, banche, società civile. La famiglia mette d’accordo tutti. Puntando sulla famiglia si investe, la società investe. Facciamo evolvere le politiche per la famiglia in politiche anche economiche, di sviluppo e di crescita. Per questo, da tempo, lavoriamo con le banche per il micro-credito legato a eventi familiari come la nascita di un bimbo, l’acquisto della stanzetta o di una macchina più grande… Con i sindacati e le imprese ci unisce il tema della conciliazione casa-lavoro per le donne e non solo. Dobbiamo dire che nel privato le cose si stanno muovendo più velocemente. È lo Stato che ancora non riesce a capire che ogni soldo messo sulla famiglia non è un costo ma un investimento che rende dieci volte dal punto di vista sociale, culturale ed economico. Qualsiasi demografo o sociologo o statistico è in grado di prevedere benissimo a cosa andrà incontro il nostro Paese senza bambini: collasso sanitario, previdenziale, collasso della finanza privata a causa del degrado di immobili, borghi e interi paesi colpiti dallo spopolamento. Quanto costerà domani fare quello che si dovrebbe realizzare oggi?
È innegabile che il problema sia profondissimo. Però dobbiamo anche ancorarci a dati certi. Se la legge genera cultura, allora anche l’economia condiziona la mentalità. Tutte le ricerche su questo tema dicono che le famiglie e le giovani coppie vorrebbero avere due o più figli. Si fermano al primo per paura, perché temono di non poterli crescere nella dignità.