È con mons. Enrico Solmi che il Sir ripercorre le fasi salienti con la Regione. In primis una precisazione: “Il soggetto che porta avanti questo tavolo è il Forum delle Famiglie, realtà che pur avendo avuto l’incipit all’interno della Cei è autonoma e composta da laici. In ogni caso – continua Solmi – i vescovi rappresentano una comunità di credenti che sono preoccupati del bene comune che passa necessariamente dentro la famiglia. Non dimentichiamo come la Chiesa in quanto tale, sulle famiglie, sui giovani, sui ragazzi abbia un ruolo sociale decisamente importante e riscontrabile”. Basti pensare ai consultori, agli oratori, ai grest, “alle azioni educative che pone in atto a partire dalle scuole materne fino ad arrivare alle situazioni di bisogno alle quali la Caritas cerca di provvedere”. Pertanto non c’è “nessuna ingerenza come può obiettare qualcuno – chiarisce il vescovo – perché non abbiamo nessun interesse particolare da perseguire ma vogliamo dare un contributo per il bene comune”.

Come valuta l’istituzione del tavolo?
È emersa una volontà da parte della Regione di dare attenzione al mondo della famiglia. Il passo avanti culturale, estremamente significativo, è quello di spostare l’attenzione dall’interesse sul singolo a quello sulla famiglia in quanto tale, ritenendola un soggetto sociale significativo.

La famiglia diventa destinataria di attenzioni e interlocutrice di progettualità.

Si stanno concretando alcune cose, a livello ancora generale ma con una loro specificità.

Può farci qualche esempio?
La decisione da parte della Regione di adottare il Fattore Famiglia del Forum esortando i Comuni a tenerlo presente nelle tariffe dei nidi e delle scuole materne. È stato tolto il superticket che andava a gravare sulle famiglie. Di positivo abbiamo visto anche l’aumento della soglia di esenzione per i libri scolastici. Mentre ora si sta lavorando sulla carta famiglia da applicare a chi ha più di tre figli e sulla questione dei trasporti.

Cosa si può raggiungere con il tavolo?
Credo ci sia un obiettivo di carattere politico, ovvero considerare la famiglia un soggetto, capace di suscitare un’attenzione, delle precise scelte e destinatario di provvedimenti. Togliendo la famiglia da quella forma di assistenzialismo nella quale era relegata, con interventi a favore dei singoli e non del nucleo familiare. Poi dovremmo arrivare all’assunzione del quoziente famiglia che, dati alla mano, consentirebbe anche un grande risparmio per il pubblico.

La Regione dà linee guida ma non è detto che i Comuni le seguano. Parma, quanta attenzione ha verso il soggetto famiglia?
L’attenzione alla famiglia è da costruire a livello locale, recuperando l’intuizione del Quoziente famiglia che era già stata espressa in questa città, cogliendola nella sua verità.

Penso inoltre a quello che viene chiamato un welfare per i giovani, un’attenzione ai giovani nel momento in cui mettono su famiglia: si lancia così un messaggio politico estremamente preciso.

L’obiettivo è di sostenere le famiglie, in particolare i giovani, nel progetto di famiglia che hanno e nel progetto generativo che intendono perseguire. Non deve più accadere che una famiglia con minori sia più in difficoltà di chi non genera, oppure che una famiglia che intende generare il secondo, il terzo figlio, rischi… la soglia dell’indigenza. Sono situazioni che su Parma sono riscontrabili in chiave non positiva, dobbiamo invertire questa tendenza.

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